ANGOLO OPINIONICRONACHE E DINTORNIi personaggiIERISociale

Visciano / 86esimo Anniversario dell’Ordinazione Sacerdotale: “Ricordo, speranza, impegno. Padre Arturo D’Onofrio e la Piccola Opera della Redenzione 1943-2023”

La postfazione di Domenico Montanaro al libro presentato martedì 12 marzo

“I riti, le celebrazioni, le feste come richiami della memoria di personaggi ed eventi sono elementi fondanti di una comunità.”

Questa raccolta di memorie, ricordi, testimonianze, saggi brevi, è sì un viaggio nel gran mare della memoria, ma è, anche e soprattutto, un intreccio di storie, raccontate con partecipazione emotiva e rispettosa deferenza per la ricorrenza che s’intende celebrare. È però uno strano viaggio.

I viaggiatori vi partecipano, sapendo che anche il protagonista delle storie viaggia e, unificando i vari ricordi, si sdoppia, si triplica o, talvolta, si sovrappone, di volta in volta, a ciascuno e a tutti i viaggiatori.

Non per ansia di visibilità, ma per anelito di nascondimento. Non per tensione al magistero, ma per desiderio di cooperazione. Non per mero conforto, ma per sensibilità di consolazione.

Sarà quell’effetto immedesimazione, a volte trascinante ed impetuoso, che non consente alcun distacco tra memoria, ricordi, personaggi e che, anzi, determina una sorta di transfert psicologico?

Sarà per questo o per altro, il cammino condiviso dei viaggiatori è sicuro e tonificante. E allora si viaggia e si va oltre, senza confini, nella straordinaria poliedricità di Padre Arturo e delle Sue indimenticate e indimenticabili Opere di Carità.

Nei suoi impareggiabili tratti umani e spirituali. Nella Sua malattia di infinito che lo orienta, fin da giovane seminarista, sui sentieri aspri di un’azione missionaria senza pari. Nel Suo instancabile e puro anelito verso la Santità. Nella Sua Odissea Spirituale, dall’ inesausta tensione esplorativa, animata dal noto motto agostiniano: “Fecisti nos ad Te, et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te.”

Il tempo che visse e le Opere realizzate furono, infatti, il genuino esito di una santa inquietudine. Fu il tempo in cui progetti, il potere di gestire sé stesso e i religiosi suoi seguaci, le opere in Campania, in Italia e più tardi le missioni in America Latina, nacquero, paradossalmente, da un’umana impotenza presa in carico da una Suprema Provvidenza.

La fragilità e l’incertezza delle vicende umane lo spinsero ad affidarsi con più verità a Dio. Ad accettare che è nell’insicurezza che cresce l’intensa ricerca di Dio, l’anelito ad ancorare il cuore e l’anima in Lui. A ritrovare in ogni nuova Opera l’esperienza sorprendente dell’inizio. A rinnovare costantemente vocazione e missione, di fronte a sfide sempre nuove e impegni sempre più duri.

Oltre gli ottanta anni di quel magico Natale del ‘43, occorre trasformare il ricordo, la memoria e la commemorazione in un progetto innovativo fondato sulla tensione della crescita, del cambiamento, del miglioramento continuo.

Un’operazione, questa, non facile, richiamando un impegno plurimo e una dosata selezione delle memorie, per conservare l’aura primigenia della Piccola Grande Opera e immaginare nuove suggestioni per il presente ed il futuro.

Non facile, certo, ma nemmeno impossibile se guidata, nel segno della condivisione a più livelli, da una sana, costante e consapevole tensione. Quella di cogliere, per dirla con Joseph Conrad, il frutto della memoria, senza correre il rischio di sciuparne il fiore”(Domenico Montanaro).

Altro....

Back to top button

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza online. Accettando l'accettazione dei cookie in conformità con la nostra politica sui cookie.

error: Contenuti ( testi e foto ) sono protetti!!!!