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L’APPIA PERDUTA

Riflessioni ad alta voce di Gerardo Troncone.

Siamo sull’altopiano del Formicoso. Nella prima foto sullo sfondo vediamo il Vulture, separato e possiamo immaginare la grande valle dell’Ofanto che lo separa dal Formicoso. Dall’altra parte, scorgiamo le alture di Guardia dei Lombardi e della Baronia, con le valli del Fiumarella e del Calaggio.

In vista di Bisaccia (antica Romulea?) l’odierna SS 303, visibile al centro, secondo gli studiosi più accreditati identifica il tracciato dell’antica via Appia, la REGINA VIARUM. Su questa grande arteria, che costituiva la spina dorsale della più imponente opera realizzata da Roma, la grande rete viaria che raggiungeva tutti gli angoli del Mondo conosciuto.

E l’altopiano dell’Irpinia d’Oriente, a metà fra Tirreno e Adriatico, fra il Nord e il Sud d’Italia, era il cuore dell’antica via AppiaDi qui, senza soste, si muoveva l’inesauribile fiume di uomini e idee, santi e soldati, mercanti e contadini, che si fondevano in un unico grande popolo in cui coesistevano razze fedi e lingue diverse.

Dalle nostre parti, nel cuore d’Irpinia, l’Appia costituiva non solo tutto questo, ma era anche l’asse generatore, il supporto territoriale delle vaste tenute agricole in cui i legionari coglievano il premio del ventennale servizio, sostituito il vomere alla spada.

Di questi uomini, di queste nobili fatiche, la terra fertile di questa parte dell’Appennino portava i segni indelebili: al centro il serpeggiante saliscendi dell’antica strada, ai sui lati le decine e decine di sentieri paralleli ed equidistanti, ripresi da tutte le divisioni terriere dei secoli a seguire, ben visibili anche nelle varie carte e mappe dell’area.

Queste vestigia oggi seguono la triste sorte di tanta parte del nostro Patrimonio Culturale, unica vera autentica inesauribile risorsa del Paese: ABBANDONO – OBLIO – DISTRUZIONE.

All’abbandono e poi all’oblio ci hanno pensato politicanti giornalettai e ciarlatani. Alla distruzione definitiva ci stanno pensando i SIGNORI DEL VENTO, col loro contorno di complici istituzionali, imprenditoriali e criminali, sempre più protesi al dominio dell’Irpinia, della Campania e del Sud.

Le pale del vento, che come spilli trafiggono il cuore della terra profanandola, sorgono sugli antichi sentieri, e lungo il tracciato dell’Appia Antica corre la dorsale dei nuovi impianti. Ovunque, da qualunque parte dell’orizzonte si volga lo sguardoNessuno sa, nessuno ha visto, nessuno parla.

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